Storia

Martedì 14 Ottobre 2014 08:49 amministratore
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Cenni storici

Gli storici non sono concordi nel definire l’origine e l’età del sito di Bisignano. Pacichelli scriveva che il luogo fu individuato da Bescio, capitano al servizio di Asckanel, pronipote di Noè, al quale “piacendo l’amenità dei colli bontà dell’amena fertilità del paese ne cominciò l’edifizio”. Il Pagano sostiene che Bisignano “è città di maggiore antichità, ed avanti il sec IV allorchè nacque la città di Turio nelle vicinanze di Badiza…”. Il Barrio accumuna Besidia alla città di Vescia o Bescia fondata dagli Ausoni. Il Curia sostiene che a fronte dei ritrovamenti storici, la nascita di Besidia può collocarsi tra il XV e il XIV  sec A.C.

Alleata dei Cartaginesi nelle guerre Puniche contro Roma si arrese a Gneo Servilio, console romano, nel 203. Occupata da Roma, Besidia fu ridotta “in stato schiavile”; durante la dominazione romana prese parte alle rivolte contro la supremazia di Roma combattendo a fianco del ribelle Spartaco. Con la caduta dell’impero romano Besidia passò prima sotto il dominio dei goti e dopo sotto quello dei Longobardi. È il caso di ricordare che il diritto longobardo si praticò fino ai primi anni del 1300. Combattè in prima fila contro i saraceni e data la sua posizione geografica favorevole al centro della Valle del Crati, risultò essere un baluardo insormontabile fino a quando i normanni, conquistando l’Italia meridionale, allontanarono definitivamente il pericolo musulmano. Nel 1054 Bisignano si governava da Comune “regolato dai consigli di Pietro de Turra”; nel 1056 passò al normanno Roberto il Guiscardo. Sono questi gli anni in cui Bisignano mantenne piena libertà civile. Nel 1461 fu infeudata da Luca Sanseverino e  Ferrante I D’Aragona. Fu principato dei Sanseverino fino al 1806, con alterne vicende legate alla fortuna politica e militare del casato.

Come il resto della Calabria fu investita da pestilenze (1348-1422-1528-1575-1647-1656), terremoti (1638-1783-1797-1832-1836-1838-1854-1887-1905-1908-1909) alluvioni di catastrofiche dimensioni (1595-1842-1887).

Sede di Diocesi tra le più antiche con il suo primo vescovo Anderamus Bisuntianus, consacrato nel 743 mantenne tale stato fino al 1818 quando vi fu unita quella di San Marco. Dopo il 1820 il nome di Bisignano fu postposto a quello di San Marco, nel 1979 è stata unita all’Arcidiocesi di Cosenza. Tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 Bisignano fu oggetto di assalti da parte di bande di briganti. Nel 1806 l’assalto del brigante Francatrippa alla testa di “due o tremila persone” provenienti da Acri fu respinto sempre grazie alle alture del castello.

Dalla costituzione della Repubblica Partenopea, passando per la dominazione borbonica, fino all’unità d’Italia, Bisignano vide tramontare la sua potenza politica e civile.

Le attese del popolo meridionale verso le nuove condizioni sociali e politiche scaturite dall’unità d’Italia andarono man mano deluse; lo scoppio delle guerre mondiali tolsero al popolo lo spirito e la linfa vitale per un pronto riscatto civile e a causa delle miserevoli condizioni dovettero sopportare usi e costumi feudali mantenuti dagli agrari dell’epoca. All’indomani del secondo conflitto mondiale Bisignano fu tra i primi paesi a scendere in lotta per la conquista del diritto di coltivare le terre abbandonate.

Per chi si accinge a visitare Bisignano per la prima volta, si ha subito l'impressione di trovarsi di fronte ad una cittadina le cui origini storiche risalgono ai tempi più remoti. La recente estensione urbanistica ha fatto sì che il vecchio e il nuovo, congiungendosi, diventassero un tutt’uno: all’antico quartiere di Piano si sono aggiunti gli agglomerati di strada A e San Francesco; a San Domenico si è aggiunta l’espansione urbana di Viale Principe di Piemonte; a valle della collina dove sono ubicati i quartieri di San Pietro e San Zaccaria, è nato il Rione Giardini, testimonianza della totale mancanza di regole urbanistiche.

La peculiarità che distingue Bisignano è comunque quella che i quartieri pur rinnovati nei suoi aspetti abitativi non hanno subìto alcuna variazione perimetrale tale da stravolgerli. La Giudecca, San Domenico, Piazza Concordia, San Pietro, San Zaccaria, Cittadella Coscinale, sono i quartieri rimasti suggestivi in quanto hanno conservato la perimetria del vecchio sito. Salendo sulla Collina Castello, un tempo sede della fortificazione, scomparsa in seguito ai numerosi terremoti, si può ammirare la splendida Valle del Crati. La Collina Castello, abbassata di circa 40 m, ospita il Municipio, il Poliambulatorio, La palestra comunale, la Direzione Didattica, la scuola elementare denominata appunto “Collina Castello”ed una area adibita a verde attrezzato.

Salendo dalla provinciale del campo sportivo si arriva per prima al Convento della Riforma, posto su di un colle in posizione un tempo isolata. Vi si accede attraverso una strada in salita che ha sostituito quella antica fatta in pietra, posta quasi a fianco. Fondato dal B. Pietro Catin nel 1222 il convento conserva poco dell’architettura gotica di quel tempo; la chiesa è caratterizzata da due navate, una principale, sostenuta da colonne di stile dorico che si completa con uno splendido abside dove è posizionato un magnifico Crocifisso in legno  ed una secondaria dove sono collocate due cappelle, una dedicata alla Madonna delle Grazie e l’altra con due statue che ritraggono il Sant’Umile da vivo e da morto. Il soffitto della navata principale è interamente decorato con affreschi che rappresentano momenti della vita di Sant’Umile.  Alla destra dell’altare è situata la nicchia che conteneva l’urna contenente le ossa del Santo, sottratta da ignoti nel 1977. Il Crocifisso, di cui prima si è accennato, fu scolpito da Frate Umile da Petralia nel 1637, mentre la statua della Madonna è in marmo finissimo e fu attribuita alla scuola di Antonello Gagini sec. XVI. Inoltre un quadro raffigurante il martirio di San Daniele Fasanella, attribuito alla scuola di  Luca Giordano. Da visitare e ammirare è infine il magnifico chiostro posto a fianco del convento, dove sulla colonna originale è possibile leggere l’anno della costruzione, il 1222. Passato il Convento, su per via Muccone, sulla sinistra è situato il Rione Giardini, mentre sulla collina a destra vi è il quartiere San Pietro, a cui vi si accede attraverso la famosa “silica”,  una strada in pietra oggi ricoperta di cemento. A seguire, sullo stesso versante, vi è il sito del quartiere San Zaccaria, con il suo palazzo Boscarelli. Di fronte al palazzo vi è la famosa “filatella”, una schiera di case basse un tempo supporto delle attività di palazzo. Si arriva così al Viale Roma dal quale si può partire per visitare il resto del paese.

Ai margini del Viale Roma si può ammirare il palazzo Gallo, edificato i primi anni del 1600; i muri con due metri di spessore, il portale in tufo, il cortile con la ringhiera in ferro battuto ed il balcone a pancia anch’esso in ferro battuto sono le caratteristiche più importanti dell’edificio. A seguire si scorge il quartiere Giudecca dove è d’obbligo visitare la bottega della famiglia De Bonis, celebri maestri liutai, la cui tradizione prosegue ancora oggi con il maestro Vincenzo.

Proseguendo per la strada principale sulla destra troviamo il quartiere San Domenico, ricco di viuzze caratteristiche che conducono alla suggestiva Piazza Concordia; di fronte vi è la chiesa di San Domenico, un tempo convento dell’Annunziata dei Domenicani fondato nel 1475; distrutta a causa del terremoto del 1887 .

Ripartendo dal Viale Roma per  via Vittorio Veneto, si percorre l’unica strada che un tempo vi era in Bisignano. Sulla sinistra si accede prima alla Cittadella e poi alla Coscinale. Sulla destra alla fine del corso si intravede il palazzo Granata-Rende, antico, in mattoni e pietra. Si arriva così al rione Piazza, con il suo palazzo ove un tempo dimorò uno dei principi Sanseverino. Proseguendo per Piano si arriva alla Cattedrale con annesso Episcopio che risale al tempo della caduta dei Vescovadi di Turio. Piu' volte ricostruita a causa dei terremoti, conserva ancora oggi l’arco della porta gotica e il portale anch’esso in stile gotico, rifatto a cura del vescovo B. Sculco all’indomani del 1797. La chiesa è costituita da tre navate, la centrale presenta una cappella sfondata con un affresco raffigurante l’Assunzione di Maria in cielo. Nella sagrestia vi sono invece i ritratti di alcuni vescovi che si sono succeduti nella sede episcopale. Attaccato vi è l’antico seminario, che per alcuni anni è stato sede dei corsi di liuteria del maestro Vincenzo De Bonis.

Dal rione Piano si arriva alla chiesa di San Francesco di Paola, posta all’estrema periferia del paese, si presentava un tempo isolata, mentre oggi per via dell’espansione edilizia è circondata da un nuovo quartiere nato ai lati della strada di accesso alla chiesa che dal Santo ha preso il nome. Venne edificata nei primi anni del 1500.

Da Piazza si accede poi in via San Simone, altro quartiere dalle suggestive viuzze, con il suo palazzo Trentacapilli costruito pare ad opera dei fratelli Ruggeri, famosi architetti della metà del 1800; di forma rettangolare, con il portale in pietra tufacea, ampio atrio con scalinata anch’essa in pietra tufacea, ringhiera in ferro battuto.

Per chi desidera il contatto diretto con la natura, si consiglia di far escursioni nella zona a monte di Bisignano, ovvero a Gallice, Serramato, Pantano, che rappresentano i luoghi incontaminati e di immensa bellezza paesaggistica. La zona a valle è solcata dal Crati e dal Muccone.

A causa di una cattiva condotta urbanistica che non ha preservato il territorio comunale dall’abusivismo edilizio anche se cosidetto “di necessità”, Bisignano non annovera importanti siti archeologici. Testimonianze arcaiche di siti funebri sono state rinvenute in C.da Acqua di Fico, mentre tra i ritrovamenti  ricordiamo vasetti di terracotta, monete italo-greche, romaniche e tarantine che riscontriamo nella “Monografia di Bisignano del Pagano”. Di altri oggetti rinvenuti ce ne informa il Curia nel suo volume “Bisignano nella storia del Mezzogiorno…”. Poche le testimonianze archeologiche del territorio presenti nel museo archeologico di Sibari.

Tra i personaggi illustri di Bisignano ricordiamo Lucantonio Pirozzo (Frate Umile da Bisignano 1582-1637). Entrato nella storia e nella fede religiosa per le sue capacità taumaturgiche, il frate francescano iniziò il suo noviziato nel convento di Mesoraca nel 1609. La notizia delle sue straordinarie doti mistiche, raggiunse papa Gregorio XV il quale nell’anno 1621 lo volle a Roma, ove rimase anche sotto il pontificato di Urbano VIII. Una vita fatta di stenti e privazioni lo portò ad una morte dolorosa. Nel 1881 fu pubblicato il Decreto di Beatificazione. Il 19 maggio del 2002, domenica di Pentecoste, è stato Canonizzato da Papa Giovanni Paolo II in San Pietro a Roma.

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